Between the Silhouette and the Background
a cura di Federica Bueti
La mostra collettiva Between the Silhouette and the Background è una riflessione su quella zona di convergenza tra il reale e l’immaginato che rappresenta oggi per molti artisti uno spazio di dialogo e di potenziale azione. Collocarsi tra la figura e lo sfondo significa permettere a prospettive diverse e contrastanti di poter emergere insieme e partecipare alla complessità del reale. Muoversi negli interstizi che si aprono nel tessuto della realtà è un modo di agire ed operare uno slittamento di prospettive da sistemi predeterminati e idee precostituite. Gli artisti presenti in mostra, tutti nati tra la metà degli anni 70 e 80, condividono un’attitudine trans-mediale e partecipativa e spesso lavorano su un territorio ibrido di cui cercano di testare limiti e possibilità.
La mostra mette a nudo l’aspetto temporaneo e precario dell’esistenza e rivela una volontà di indagare il concetto di movimento, come processo di formazione di responsabilità etiche ed estetiche, come movimento tra la singolarità del soggetto e l’idea di comunità come contesto. La capacità di saper individuare ed elaborare dei punti di convergenza tra la realtà documentabile e la parzialità del punto di vista, insieme alla necessità di elaborare nuovi significati e prospettive, è ciò che emerge con più forza dalle opere degli artisti in mostra.
Riccardo Benassi e il duo inglese Karen Mirza e Brad Butler individuano, ad esempio, nello spazio architettonico, un potenziale palcoscenico d’azione, che ha perso la propria natura puramente funzionale per diventare spazio immateriale, come luogo di relazioni sociali e connotazioni storiche. Per questa ragione si può parlare d’architettura come evento, come momento necessario alla destabilizzazione di poteri e forze precostituite e passivamente accettate. La perdita di funzione e la capacità di attribuire coscientemente un nuovo uso e significato a uno spazio è l’aspetto che interessa anche la ricerca del tedesco Manuel Raeder, qui presente con un’installazione pensata per gli spazi dell’ufficio.
La natura essenzialmente soggettiva e sociale dell’idea d’identità, i meccanismi alla base della produzione di spazio sociale e ideologico di una società costituiscono per l’artista portoghese Pedro Barateiro un terreno da indagare e destrutturare. Il movimento nella sua accezione legata a fattori di natura culturale e sociale, come ad esempio per il movimento migratorio dei Rom, è il tema su cui si concentra il lavoro del collettivo Slavs and Tatars: nomade come condizione su cui riflettere e innescare una critica al concetto stesso di identità/nazione. Adam Thompson invece riflette sulla quotidianità, sugli impulsi che ogni giorno creano narrazioni di cui noi siamo e rimaniamo insieme agli oggetti, attori protagonisti. In questo senso l’artista sposta, combina e ricombina oggetti e forme già esistenti tra le quali fa nascere nuove relazioni dialogiche. Infine, nella proiezione del duo Eric Bell/Kristoffer Frick così come nel video del brasiliano Marcellvs L. il movimento sembra essere stato congelato: il tempo assume una sostanza quasi impercettibile eppure presente come flusso.
L’idea di movimento come processo di trasformazione è il punto centrale. Rappresentato, messo in discussione, negato o accettato come condizione essenziale, il movimento è la base dialettica a partire da cui si costituisce ogni possibilità di creazione e comprensione.
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