below sea level kind of things
niels trannois
Il titolo della mostra Below sea level kind of things è nato pensando al mio lavoro in studio e immaginandolo come una sorta dʼimmersione subacquea. Tutto ciò che “accadrà” in mostra potrà essere letto come un indizio, un frammento, estratto direttamente da quel luogo che definisce il cuore della mia pratica artistica.
Potrebbe sembrare ovvio che ciò che accade in una mostra sia stato concepito e preparato nello studio ma, parlando specificatamente del mio lavoro, questo aspetto è lo snodo dove i miei pensieri quotidianamente cercano di concretizzarsi in una forma sensibile. Per questa ragione ciò che sarà presentato in mostra sarà il più vicino possibile a ciò che potremmo chiamare in gergo teatrale il “dietro le quinte”.
Dietro ad ogni opera si cela lʼidea che ciò che si vede non sia altro che il resto, il residuo, di un altro risultato. Per poter essere percepito propriamente come una nuova opera questo residuo deve essere dimenticato nel flusso del lavoro in studio e quindi ripensato.
Stiamo parlando di tempo, Il tempo che serve per fare qualcosa, il tempo che serve per dimenticare e digerire queste cose ed il tempo necessario poi a ricordarle, anche solo per poterne parlare o per avvicinarsi ad esse. Sto parlando del “tempo nello studio” che è piuttosto diverso da quello comune.
Voglio sentirmi under the influence come Gena Rowlands nel film di John Cassavetes. Penso a questo film perchè suggerirsce lʼidea di una sorta di melodia di elementi guidata dal flusso delle emozioni, dei sentimenti. Penso a come la sensibilità umana possa essere letta attraverso le forme, le inclinazioni, i comportamenti.
Nel film Gena è ipersensibile, in qualche modo subisce lʼinfluenza e dipende dalla pressione sociale, dal suo amore, si spinge al limite ma nessuno può immaginare quali potranno essere le sue reazioni, gli effetti di questa sua ipersensibilità. Questo stato di totale imprevedibilità è il punto di convergenza con il mio lavoro.
Nel mio caso questa imprevedibilità si traduce nellʼimpossibilità di immaginare (anche se sono io ad indurre il processo) quanto, ad esempio, i riferimenti esterni possano penetrare nel mio lavoro. Potrò essere influenzato da alcuni riferimenti ma essi non potranno condurmi mai ad esiti specifici perché il materiale che utilizzo (i residui) non è prevedibile ed io procedo in genere per associazioni di pensieri, per sinestesie.
Tutto questo sarà evidente nella serie di collage dallʼesecuzione rapida e impulsiva che presenterò in mostra. Li esporrò attraverso una scenografia specifica in modo che non si dimentichi da dove essi provengono. Nel mio studio i frammenti sono sparsi ovunque sul pavimento e a volte si trovano perfino sul muro, sono appunti addormentati che attendono il momento giusto per risvegliarsi ed essere utilizzati nuovamente. Essi sono temporaneamente al di fuori del segnale radar, appena sotto il livello del mare.
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